Le piccole e medie imprese europee chiedono supporto ai policymaker per rendere le proprie attività più sostenibili. È quanto emerge dai principali risultati della ricerca condotta da SDA Bocconi School of Management in collaborazione con Generali per il progetto SME EnterPRIZE, presentati in occasione della Giornata delle micro, piccole e medie imprese indetta dalle Nazioni Unite, che si celebra il 27 giugno.
Secondo la ricerca, le PMI esprimono la necessità di ottenere incentivi fiscali per promuovere prodotti e servizi sostenibili (il 73% del campione), fondi sovvenzionati dall’Unione Europea per finanziare la transizione verde (67%) e maggiori opportunità di formazione e acquisizione di competenze (63%).
La ricerca, realizzata da SDA Bocconi Sustainability Lab, ha coinvolto i proprietari e i manager di oltre 1.200 PMI di 9 Paesi europei.
Aumentano gli ostacoli all’adozione di pratiche commerciali sostenibili
Il 59% delle PMI intervistate ha affermato che l’aumento dei prezzi dell’energia ha avuto un impatto negativo sul loro approccio alla sostenibilità, mentre l’inflazione è stata citata nel 58% dei casi.
La percentuale di PMI europee che percepiscono barriere significative alla transizione sostenibile aumenta anche in diversi settori chiave. Oltre il 50% ha indicato come ostacolo la mancanza di supporto istituzionale in termini di regolamentazione e burocrazia, una percentuale raddoppiata rispetto al 2022. Il 49% delle aziende ha citato la mancanza di incentivi pubblici, in aumento rispetto al 28% dello scorso anno. Le PMI hanno inoltre segnalato la mancanza di un quadro legislativo chiaro e la mancanza di capacità e competenze interne, fattori che di anno in anno sono sempre più percepiti come ostacoli.
Le PMI sostenibili sono più resilienti agli shock esterni
L’indagine ha inoltre rilevato che i fondi NextGenerationEU hanno avuto effetti positivi per il 52% delle imprese che hanno già implementato un piano di sostenibilità; per contro, tra le PMI che non hanno ancora attuato alcun piano, solo il 20% ha ottenuto benefici dal NextGenerationEU. Le aziende con i piani di sostenibilità più sviluppati – che includono iniziative di welfare per i dipendenti, impegno per la comunità e tutela dell’ambiente attraverso l’economia circolare, l’efficienza energetica e la decarbonizzazione – si sono dimostrate più resilienti agli shock esterni, come l’inflazione, l’aumento dei prezzi dell’energia o la guerra in Ucraina. È emerso inoltre che le aziende orientate alla sostenibilità hanno beneficiato di un migliore impatto ambientale (82%), di una maggiore soddisfazione dei clienti (75%) e di una migliore reputazione (64%).
Marco Sesana, Group General Manager di Generali, ha affermato: “Le PMI svolgono un ruolo fondamentale come vero motore della nostra economia. È chiaro che nuove sfide e ostacoli stanno mettendo a rischio gli sforzi di queste aziende per diventare più sostenibili; al contempo, le PMI ci danno indicazioni in merito a come e in quali ambiti possono essere sostenute per superare questi ostacoli, evidenziando il ruolo chiave cui sono chiamati i responsabili politici europei. La nostra ricerca mette inoltre in evidenza l’importanza della transizione sostenibile: le PMI che hanno adottato iniziative di sostenibilità ottengono benefici per quanto riguarda i principali parametri della performance aziendale e sono anche più resilienti agli shock esterni. Con la terza edizione di SME EnterPRIZE, Generali riafferma il proprio impegno per promuovere la cultura della sostenibilità tra le PMI”.
“Nonostante le sfide affrontate dalle imprese negli ultimi anni, la nostra ultima ricerca evidenzia la resilienza delle PMI europee quando si tratta di adottare un approccio più strutturato alla sostenibilità. I risultati rivelano che il 43% delle PMI del nostro campione ha adottato o sta adottando una strategia di sostenibilità ben definita. Ciò rappresenta un aumento del 3% rispetto alla nostra precedente indagine, realizzata nel 2022, e del 10% rispetto a un’analisi simile condotta nel 2020”, ha commentato Francesco Perrini, Associate Dean for Sustainability, Direttore Scientifico del Sustainability Lab di SDA Bocconi School of Management e Professore Ordinario di Management presso il Dipartimento “Management & Technology” dell’Università Bocconi.
“Ciò che è ancora più degno di nota è che la convenienza di una strategia per le pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) è ora più chiara che mai. La nostra indagine conferma che le PMI che hanno adottato un approccio ESG stanno ottenendo benefici in tutti i settori, superando i risultati già positivi osservati lo scorso anno. Ad esempio, l’82% delle PMI intervistate ha dichiarato di avere migliorato il proprio impatto ambientale, mentre il 74% ha notato una maggiore efficienza operativa. Inoltre, il 68% delle PMI ha dichiarato di avere avuto accesso a nuovi mercati, indicando che le credenziali di sostenibilità sono sempre più importanti per le PMI che cercano di entrare ed espandersi in nuovi segmenti di mercato”.
Lo stato dell’arte delle PMI europee – Le aziende tedesche e italiane indicano la strada da percorrere
Oltre la metà delle PMI tedesche (55%) e italiane (51%) dichiara di avere già implementato un piano di sostenibilità o di essere in procinto di adottarne uno. Seguono le aziende di Portogallo (49%) e Austria (44%), mentre la Spagna si allinea alla media europea del 43%. Al di sotto della media si trovano invece Francia, Ungheria, Repubblica Ceca e Croazia.
Il Paese con il maggior numero di aziende che non hanno ancora adottato un piano di sostenibilità è la Repubblica Ceca (46%), seguita da Croazia (44%), Francia e Spagna (entrambe al 41%). La media europea, pari al 37%, è superata anche da Spagna e Ungheria. L’Austria si attesta al 37%, mentre un numero minore di “ritardatari” si trovano in Germania, appena al 30%, e in Italia e Portogallo al 33%.
Anno dopo anno, il numero di PMI che hanno già adottato un piano di sostenibilità o sono in procinato di farlo è aumentato di 2 punti percentuali (p.p.) in tutta Europa. L’aumento maggiore su base annua è stato registrato in Italia (14 p.p.), seguita dalla Germania (8 p.p.) e dall’Ungheria (4 p.p.). Tutti gli altri Paesi hanno visto una diminuzione del numero di PMI che hanno implementato piani di sostenibilità: Francia, Repubblica Ceca e Spagna hanno registrato un calo pari a 3 p.p.. Non essendo disponibili dati relativi al 2022 per Croazia e Portogallo, il confronto è stato effettuato rispetto al 2020: mentre il Portogallo ha visto un aumento delle imprese più sostenibili, pari a 13 p.p., la Croazia ha registrato una diminuzione di 6 p.p..
La media europea delle PMI che non hanno ancora adottato piani di sostenibilità è scesa di 6 p.p. e si attesta a 37%. La situazione in Italia è migliorata significativamente, con una diminuzione di 23 p.p.; in Germania il numero di “ritardatari” è sceso di 8 p.p. su base annua e diminuzioni sono osservate anche in Ungheria, Austria e Repubblica Ceca. La Spagna ha registrato un aumento di 2 p.p., mentre la Francia è rimasta stabile. Croazia (+30 p.p.) e Portogallo (+26 p.p.) registrano infine una forte crescita rispetto al 2020.